di Franco Grasso
Roma, giugno – Dall’antico ma sempre fertile terreno della tradizione pittorica bagherese un nuovo pollone è germogliato, Mario Liga.
Da qualche anno seguiamo il crescere della sua vocazione che lo ha costretto a lasciare ogni altra attività per dedicarsi esclusivamente all’arte con una tenacia e una passione intensa, febbrile. Adesso lo ritroviamo lontano dal suo studio, a Roma, alla Galleria Consorti di via Margutta a mostrare i frutti del suo recente lavoro, a misurarsi con un ambiente a lui sconosciuto che pure lo ha accolto con inatteso calore, segnando un successo meritato ma così raro nel convulso mercato della grande città.
La tradizione bagherese: la pittura di carretto, il paesaggio di Onofrio Tomaselli, di Domenico Quattrociocchi, di Nino Garajo,di Renato Guttuso suo maestro ideale, questi gli esempi. Ma il problema di Liga – che giovanissimo aveva lavorato nella bottega dei fratelli Ducato – era anzitutto di ripercorrere queste tappe fondamentali che in una continua ascesa di valori lo conducevano dal naturalismo al realismo, dal descrittivismo ottocentesco (in cui tanti altri bagheresi sono rimasti invischiati) ad una concezione moderna del paesaggio, ponendogli via via ardue questioni di tecnica e di visione; sino allo sbocco in proprie indipendenti soluzioni.
Tale strada egli ha percorso rimanendo su un solco sicuro, cioè non rinnegando i legami con il proprio territorio così prodigo di spunti e incentivi, così vivo nel suo sentimento. E già nel “murale” del ’77 si annunziavano, nella scioltezza e nella vibrazione del colore, nella vastità dell’impianto, le qualità che ora emergono nella mostra romana.
Il carattere tipico con cui è reso il paesaggio è una visione ampia, panoramica dei terreni, spesso in una prospettiva aerea che reca in sintesi i rilievi topografici, le culture, gli appezzamenti, in vivaci accostamenti di zone cromatiche scandite dal correre di un segno morbido, veloce. Talora invece la memoria dei luoghi si arricchisce con l’inserto di una membratura barocca, di un vecchio carretto, di una battaglia di paladini.
Questo l’attuale sforzo di Mario Liga: trovare nuove soluzioni compositive, nuove note di linguaggio per esprimere l’immagine du una terra che mantiene ancora viva la sua identità. La verifica romana rappresenta una spinta incoraggiante sulla via di tale ricerca.
Franco Grasso
